Il 16 settembre 2024, a Roma, ci sarà l’assemblea elettiva federale dove verrà eletto il prossimo consiglio della Federazione Italiana Golf per il quadriennio olimpico 2025-2028.
Nel 2020, in occasione dell’ultima assemblea elettiva avevo annunciato che questo (2021-2024) sarebbe stato il mio ultimo quadriennio come consigliere regionale della federgolf, le norme non mi consentivano di continuare, e che non mi sarei ricandidato nel Consiglio di PGA, dove sono stato dal 2019 al 2023. Ora le norme sono cambiate e potrei ricandidami in regione, ma credo che nello sport come nella vita sia importante assumersi la responsabilità delle proprie decisioni. Pochi sport ci insegnano ad assumerci le responsabilità delle nostre scelte come il nostro: un bel colpo di partenza con un ferro sbagliato può finire in out esattamente come il colpo peggiore che potessimo fare in entrambi i casi si rigioca il terzo dal tee.
Insieme a molti professionisti da qualche anno ho deciso invece di candidarmi in Consiglio Federale in rappresentanza degli Atleti Professionisti. Credo di avere una discreta esperienza (12 anni di consiglio regionale, 8 di cui 4 da vice presidente vicario del CONI Emilia Romagna, 4 da presidente provinciale di un Ente di Promozione Sportiva, 4 da Direttore della Scuola dello Sport dell’Emilia Romagna e 4 in consiglio PGA) ma, cosa più importante, nella sezione CONI 2021-2024 potete vedere cosa avevo proposto nel 2021 per il CONI e verificare di persona che ogni cosa è stata realizzata. Ecco perché, ancora più importante, ho qualche idea che vorrei mettere in campo e che riassumo in tre punti, tutti praticamente a costo zero.
1)RINNOVATO RAPPORTO FEDERAZIONE E PGA
a) Unire il Campionato Nazionale Open ed il Campionato PGA in un’unica gara con almeno €100.000 di montepremi, 150 professionisti in campo, in modo da ridurre i costi organizzativi a favore del montepremi, ridurre i costi di trasferta per i giocatori - una sola settimana invece che due - e, con un taglio a 65, consentire una partecipazione più ampia di chi vorrebbe giocare ma, per mille motivi, non può farlo stabilmente.
b) Il rapporto Federazione - PGA non può prescindere da un percorso condiviso per la Scuola Nazionale di Golf che, per il settore professionistico, dovrebbe essere al centro della crescita tecnica degli assistenti e dei maestri – e questa è materia del consigliere federale in rappresentanza dei tecnici allenatori – ma dovrebbe anche essere, a mio avviso, essere una vera “casa” di tutti i professionisti a partire dai giocatori, con almeno due seminari di approfondimento all’anno a loro disposizione.
c) una regolamentazione congiunta delle competizioni Pro-Am, sia per quanto riguarda alcuni aspetti dubbi nei regolamenti di giustizia sia per premiare chi, spesso guadagnando meno di quanto farebbe nel proprio circolo, gioca insieme agli amateur facendo così un servizio alla crescita del golf. Qualcuno potrebbe sostenere che questo passaggio sia prerogativa esclusiva di PGA, io sono fermamente convinto del contrario. Questo sia perché le competizioni sono regolamentate a livello ufficiale (legale) in Italia dal CONI e, per le parti specifiche, dalle Federazioni sia perché non si può, a mio modo di vedere, decidere in modo uni-laterale, è solo il sistema (professionisti, circoli, dilettanti, sponsor) che può fare la differenza. L'importanza strategica di queste competizioni è enorme perché sono il nostro punto di contatto con i circoli che, per i colleghi tecnici allenatori, sono anche il principale interlocutore lavorativo.
2) GARE PER I PROFESSIONISTI ITALIANI
(premessa) Sappiamo benissimo che competizioni le professionistiche non apicali hanno diverse difficoltà, prendiamo ad esempio il circuito ALPS Tour, sul quale molti dei nostri professionisti giocano con risultati importanti. Il costo d’iscrizione è salito alle stelle, il livello di competitività si è alzato notevolmente, non si sono alzati – anzi forse abbassati – i montepremi, i costi di trasferta sono letteralmente esplosi, di conseguenza non c’è alcuna sostenibilità economica.
a) Il primo passo è quello di creare almeno 10 gare professionistiche in Italia per i professionisti italiani in modo che si possa generare una base di esperienza sul campo senza sostenere i costi eccessivi di iscrizione e delle trasferte. Competizioni, che diventerebbero davvero un “Italian Pro Tour” perfettamente sostenibile dal punto di vista economico (per gli interessati posso fornire dettagli). Queste gare si dovrebbero giocare, prevalentemente nei percorsi che ospitano competizioni internazionali (Open d’Italia, Challenge Tour) nelle settimane immediatamente successive, al fine di essere anche un test qualitativo di alto livello, così come nei periodi “off-season” in modo da essere anche un valido allenamento in preparazione delle stagioni agonistiche.
b) È di tutta evidenza che in un mondo sportivo generale dove lo sport al femminile è attorno al 35%, - nel golf leggermente sotto media – ma che tra gli under 14 fa segnare punte del 46/48% non può mancare, come è successo per troppi anni, un Open d’Italia femminile ed uno spazio competitivo dedicato alle giocatrici, questo non solo per loro – che sarebbe già abbastanza – ma per una crescita del movimento golfistico nel Paese.
3)NUOVO IMPULSO ALLE SQUADRE PROFESSIONISTICHE, FARE SQUADRA;
(premessa) Nonostante abbiamo le nazionali professionistiche (maschile e femminile) non abbiamo mai valorizzato un “brand” come “Italia Team”. È un po' come se la nazionale di calcio – ok recentemente hanno giocato non al meglio… - non avesse sponsor. Nel calcio ognuno dei giocatori ha una propria squadra di club, un proprio campionato, un proprio allenatore, propri sponsor, etc. esattamente, (a parte la squadra di club) come nel golf, con la differenza che il nostro sistema non “guadagna” in termini economici e reputazionali dalle nostre eccellenze. Aspettiamo sempre il campione che verrà per addossargli le colpe di non essere empatico, bello, tecnicamente perfetto, sufficientemente vincente, etc. I campioni li abbiamo: Francesco Molinari ha vinto un Major, esattamente come Sinner, Matteo Manassero ha fatto un percorso sportivamente incredibile negli ultimi anni e potrei andare avanti ancora molto. Credo che sarebbero tante realtà imprenditoriali che farebbero a gara per diventare partner di una nazionale di golf professionisti italiana e l’advisor della federazione, Infront, saprebbe farne tesoro.
a) Valorizzare il brand “Nazionale Italiana professionisti / professioniste” sia per attirare nuovi fondi sia per far crescere l’immagine del golf tramite le partnership che si verrebbero a creare. Questo consentirebbe anche di aiutare maggiormente, sia in termini economici che di supporto tecnico, i giocatori e le giocatrici che passano dei “momenti no”. E noi, - io forse più di molti perché sul campo sono scarso – sappiamo bene che quando le cose non vanno sul campo, gli sponsor, se si ha la fortuna di avere per coprire parte delle spese, si fanno delle domande, e noi stessi pensiamo se ne valga la pena o meno di pagarci viaggio ed albergo per andare a fare una gara giocando male. In quel momento, non solo per le vittorie, non deve mancare il supporto della federazione!;
b) Realizzare tre “Centri Tecnici Federali” uno fisso al Golf Nazionale, due itineranti, ogni due/quattro anni, uno al nord ed uno al sud. In questi centri tecnici federali sarà possibile allenarsi, trovando sempre a disposizione gli staff federali per tutti i giocatori delle squadre ed anche – con una formula da indentificare al meglio – per tutti i professionisti. Questi saranno luoghi dove potersi allenare nelle migliori condizioni. Naturalmente ognuno dovrà avere strutture convenzionate a prezzi bassi per poter alloggiare nelle vicinanze, così come una convenzione per pranzi e cene al golf.
c) Se raggiungiamo i risultati che stiamo raggiungendo abbiamo degli ottimi tecnici, questo è fuori discussione. A partire dai tecnici che seguono quotidianamente gli atleti - straordinari! - agli staff federali, con una particolare menzione anche per quello dilettanti che produce un gran numero di atleti ed atlete pronti per il professionismo, tuttavia come sapete c’è solo una cosa più difficile di vince, è vincere ancora! Quindi credo sia proprio questo, con il record di professionisti sul tour maggiore maschile e delle ottime promesse in campo femminile, il momento di progettare il futuro, senza fretta, ma con determinazione. Il futuro che immagino io si può riassumere in poche righe ma richiede un grande lavoro e l’aiuto di tutti: creare un sistema meritocratico di ricambio periodico dei tecnici, a due, quattro, otto anni ed una graduale assunzione di responsabilità nelle scelte, a partire dalla scelta degli inviti, della dirigenza.